giovedì 20 marzo 2014

*Riso quasi Indiano* di Elisabetta Polo


Cara Lucia,
Grazie per il bel pomeriggio, le chiacchiere, il tè. E per la tua squisitissima crostata.
Sono tornata a casa di buon umore e ho chiuso in bellezza con un riso quasi indiano, quello bianco e nero che piace a me, saltato in padella con cipolle, carote, sedano, zucchine, carciofi, curry. E una birra.
Ci sarebbe stata bene un'altra fetta della tua torta, ma poi oggi ho dimenticato di portarmela via. Starò piú "accuorta" la prossima volta.

Allego ricetta. È cosa semplice ma mette allegria, con tanti colori.
Narcisa e immodesta come sempre, dirai tu.
Baci
betty


Ricetta, Riso quasi indiano
Ricetta semplicissima e gustosa:
Bollire il riso al dente, miscela di riso bianco parboiled e riso nero (Zizania Palustris), e saltarlo poi in padella con un soffritto di tanti sapori che abbiamo in casa, cipolla, carote, sedano, carciofi, radicchio...
E una bella spolverata di curry.

lunedì 17 marzo 2014


Canestra di frutta
Michelangelo Merisi da Caravaggio
1599
Pinacoteca Ambrosiana, Milano

da *Il cibo dell'anima* di Salvatore Natoli

Estratto dal volume *Il cibo dell'anima* 
di Salvatore Natoli
Edizioni Albo Versorio, Milano 2013


Per gustare, sul cibo bisogna indugiare e questa è un'altra sapienza: se si mangia veloce non si gusta, il cibo ha bisogno di tempo e di sosta. Nel nostro mondo, il mondo della velocità, si vede bene come ormai vi sia un cibarsi disperato che impone poi da sé l'introduzione di correttivi, come per esempio l'abuso di diete peregrine. Correttivi che una moderazione costante eviterebbe poiché produrrebbe da sé, nel suo esercizio, equilibrio.

In questo senso, dunque, da un lato, assestando il livello e riprendendo il senso della misura aristotelica, il distacco è la condizione del piacere, non del godimento immediato ma della sua stabilizzazione nel tempo, dall'altro il cibo è qualcosa che si consuma insieme perché mangiare da soli vuol dire mangiare per la sopravvivenza, mentre condividere il pasto vuol dire scambiare vita. Infatti, una delle caratteristiche fondamentali del simposio antico - e non solo antico - era quella di essere un'occasione per conversare. Lo stesso Simposio di Platone ne era un modello, ma anche oggi, la cena è organizzata per stare insieme e per conversare, in essa pane e cibo diventano parola. Nel mangiare da soli si nasce, nel mangiare insieme si conversa e il cibo materiale diventa l'occasione per nutrirsi delle parole degli altri.

lunedì 3 marzo 2014

*Zafferano* di Elisabetta Polo

Vado a trovare mia sorella. 
Non ci vediamo da mesi. Telefonate poche e scarne. 
Qualche vecchia incomprensione. Pesano troppi non detti. 
Entrando, mi accoglie un profumo di zafferano burroso. Risotto con gli ossibuchi. Il piatto forte di nostra madre, ai tempi. 
Ecco. 
Ora so che possiamo di nuovo abbandonarci a questo tempo insieme,
anche senza dire. 
In quiete. 

Laboratorio 2012